Condizione del contadino
  poesia
   
Storia Morale di S.B.
   

 

 

 

FRANCESCO Ippoliti


La condizione del contadino del Fucino

Con la zappa in su le spalle
con l'aratro sempre avanti
ce ne andiamo tutti quanti
la dimane a lavorar.

Nell'inverno sotto il gelo
nell'estate al sol cocente
sotto l'acqua che repente
col sudor ne va a bagnar

Nel cummin lontan lontano
or la polvere c'imbratta
ora il fango ci maltratta
senza speme di gioir

Pane duro e pudrid'acqua
ci nutrisce e insiem c'infetta
il ricolto invan si aspetta
la famiglia per nutrir.

Quando vien la messe d'oro
che inebria i sensi a noi
fitta schiera d'avvoltoi
il cammin ne sbarra allor.

E quei frutti già maturi
tosto il principe ne toglie
e con esso il vitto coglie
e di vergini gli amor.

Da speculatori ingordi
che il principe protegge
siamo tosati come gregge
senza ombra di pietà.

Dei terreni l'alto fitto
ci raddoppiano gli stessi
del lavor le nostre messi
ci dividono a metà.

Quando s'entra in mezzo ai campi
niun ci vede, niun ci sente;
vento, pioggia, sol cocente
chi ci aiuta ad evitar?

Si coltiva, si concima,
la sementa si sotterra
le intemperie ci fa guerra
e il signor sta a gavazzar.

 

 

 


 

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